SINISTRA PER IL SÌ

SÌ: MESTRE E VENEZIA DUE COMUNI AUTONOMI


"Sì: è il momento del Sì a tutti i costi,
Sì per dei motivi grossi [...]
Dico Sì perché mi metto in gioco,
troppo stretto dai «Forse», dai «No»,
dai «Non lo so, lo faccio dopo» [...]
Vogliono il mio No per forza? Non esiste! [...]
I No detti per principio,
i No ipocriti che sventoli col dito
fanno più di un danno
ma dove stanno stanno [...]
'fanc*** chi ti reprime:
è più sottile ma è pur sempre un regime! [...]
Sì: ora come ora
io non ho finito ancora
Sì: ora come ora
per questo mi serve una sola parola: Sì"
(da Cor Veleno, )

SÌ: MESTRE E VENEZIA DUE COMUNI AUTONOMI

Nel 1926 il regime fascista di Benito Mussolini ha annesso autoritariamente i quattro comuni dell'attuale Mestre (Mestre, Favaro, Zelarino e Chirignago) al comune di Venezia. Mussolini sognava la "Grande Venezia" ma in realtà voleva realizzare il progetto politico ed economico dell'ideatore di Porto Marghera, nonché sovvenzionatore del regime fascista, Giuseppe Volpi.
Caduto il fascismo e con l'avallo del Comitato di Liberazione Nazionale, nel 1946 l'ex sindaco socialista massimalista di Mestre Vallenari tentò di ripristinare in terraferma i comuni pre-fascismo; il suo tentativo durò pochi giorni e fu messo vergognosamente a tacere.
Da allora l'unione di due realtà del tutto diverse, cioè quella lagunare di Venezia e quella terrafermiera di Mestre ha prodotto solo danni. La situazione di Venezia è andata peggiorando e la città si è spopolata ed è abbandonata a sé stessa in un rapido declino che la vede diventare città solo museale e turistica, ma con scarsa attenzione anche per la preservazione del suo immenso patrimonio artistico, culturale, ambientale ed architettonico. Mestre è stata trattata da periferia brutta e degradata e come tale si è sviluppata con le note conseguenze di annullamento delle preesistenze storiche, con la creazione di ghetti di edilizia popolare e con la congestione di tutte le vie di comunicazione a cominciare dalla Tangenziale.
Ci sono stati quattro referendum (1979, 1989, 1994, 2003) per risolvere la situazione nel modo ottimale, creando un comune a Venezia e uno a Mestre. Non chiediamo nessun anacronistico ritorno al passato: i quattro comuni di terraferma sono una risposta passatista, dato che ormai tutti i vecchi nuclei di terraferma hanno costituito una sola città che tutti chiamano Mestre; inoltre non ha senso dividere all'interno della laguna fra Venezia, Lido, Burano, Murano, Sant'Erasmo, ecc.
Purtroppo però il comune unico ha i suoi sostenitori in tutti i potentati politico-economici che impediscono il progresso di Mestre e di Venezia: ovviamente alle grosse aziende fanno comodo appalti più grossi, ai politici fanno gola indennità e gettoni di presenza più elevati, nonché la possibilità di conquistare il comune di Venezia (vetrina politica di rilievo nazionale) però coi voti delle mestrine e dei mestrini, e così via.
Ormai dal 2005 Mestre non ha più neppure un prosindaco (un assessore senza poteri effettivi ma che almeno era rappresentativo).
Vogliamo un comune che risponda alle esigenze della terraferma e uno per la città d'acqua. Mestre Comune, Venezia Comune e Capoluogo del Veneto. Mestre Comune, per uno sviluppo che non dimentichi la cultura e lo stato sociale, per un comune più "di sinistra".

"Oggi la vita è a Mestre, comune comunista"
(Jean Paul Sartre)

La battaglia per l'autonomia è lunga e difficile. Nel 2003, tanto per fare un esempio, si sono schierati per il NO: partiti che insieme assommano oltre il 92% delle preferenze: Forza Italia, tutti i partiti di centrosinistra, De Michelis e i Radicali; i quotidiani "Il Corriere della Sera - Corriere del Veneto", "La Repubblica", "Il Gazzettino", l'unica televisione locale della provincia, cioè Televenezia, i Sindacati confederati e Unindustria, i Centri Sociali e il Patriarca di Venezia, le aziende municipalizzate, i vertici di quasi tutte le associazioni di categoria (salvo poi spesso essere sconfessati dalla base dei loro iscritti), ...

Persino la, peraltro benemerita, A.N.P.I. (Associazione Nazionale Partigiani Italiani) ha purtroppo una sezione a Venezia e a Mestre che è arrivata a scrivere sui giornali nel 2003 di aver sempre sostenuto il No all'autonomia di Mestre e di Venezia! La realtà è ben diversa: è stato Mussolini, assieme ai potentati economici fascisti, il fautore del comune unico e anzi nel 1945 il C.L.N. (Comitato di liberazione nazionale) antifascista ha ripristinato i comuni divisi anteriori al ventennio fascista!


I NEMICI DELL'AUTONOMIA DI MESTRE:

Angelo Scola

ANGELO SCOLA (Patriarca di Venezia): lunedì 29 settembre 2003, nel Duomo di Mestre gremito di fedeli per la festa del Santo Patrono di Mestre, san Michele Arcangelo, Monsignor Scola, anziché procedere all'omelia, ha cercato in tutti i modi di influenzare l'uditorio, appena 45 giorni prima del referendum, sostenendo che "Senza Mestre, Venezia non ha futuro" e altre amenità, tra cui la lettura di una lettera del Sindaco di Venezia Paolo Costa in cui quest'ultimo definiva incivili coloro che avevano osato dissentire da lui il giorno precedente. Innumerevoli gli ulteriori interventi, anche successivi, di Scola contro l'autonomia di Mestre e di Venezia.

Carlo Alberto Tesserin CARLO ALBERTO TESSERIN (Forza Italia): all'epoca del quarto referendum presidente della prima commissione del consiglio regionale del Veneto, ha tenuto la proposta di referendum per l'autonomia di Mestre e di Venezia ferma in Regione per oltre due anni (!!!) con il pretesto di "aspettare che il mio partito prendesse ufficialmente posizione". Quando nel 2004 si è candidato come presidente della Provincia (venendo bocciato dalle urne, nda) si è svelato l'arcano: nonostante nulla richiedesse una tal puntualizzazione in quella sede, il programma di Tesserin esplicitamente affermava la contrarietà al diritto di Mestre e di Venezia di avere ciascuna un proprio comune.

Giampaolo Gianese
GIAMPAOLO GIANESE (cantante Lagunablè): quando il referendum autonomista del 16 novembre 2003 non raggiunse il quorum partecipativo, affermò: "Chi di quorum ferisce di quorum perisce". Evidentemente non gli è passato per la testa che esistono anche persone che non votano per disciplina di partito o di coalizione ma seguendo il proprio cervello e che magari avevano votato "Sì" anche in precedenti e diversi referendum (magari proposti dal centro sinistra) ed erano rimaste parimenti deluse dal mancato raggiungimento del quorum.

CENTRI SOCIALI (gruppi di violenti): "Siamo contro l'autonomia di Mestre e di Venezia, quindi stacchiamo i manifesti del Sì legalmente affissi". Non servono ulteriori commenti sul comportamenti di questi gruppuscoli che vivono da sempre nell'illegalità. Piuttosto si può notare quanto questi sedicenti rivoluzionari si rifugino nel conformismo, nell'ossequio ai politici di turno, nel quieto sfruttamento delle posizioni di rendita appena trovano un'amministrazione comunale che li sostiene, li loda e difende a più riprese, li sostiene anche economicamente e magari spende anche soldi pubblici per acquistargli e bonificargli la sede dall'amianto. A Mestre famosi tra l'altro per aver aggredito e malmenato due esponenti di Rifondazione Comunista, nel 2003.


WALTER VANNI (politico): all'epoca presidente dell'azienda trasporti locali (ACTV), ha utilizzato tutti i mezzi per ostacolare l'autonomia, usando le risorse dell'azienda (pubblica) per sostenere le sue personali idee, come quando ha utilizzato lo spazio istituzionale dell'ACTV nel quotidiano free-press "Leggo". Sosteneva che in caso di autonomia Mestre-Venezia, l'azienda sarebbe entrata in crisi, non ci sarebbero stati soldi per gli aumenti agli autisti e il biglietto sarebbe aumentato di prezzo. L'autonomia non c'è stata e ciò nonostante... i biglietti sono aumentati, gli autisti protestano per il nuovo contratto e l'azienda ha un buco spaventoso nel bilancio (come AMAV e altre aziende municipalizzate)! Quod demonstrandum erat...


GIANNI DE MICHELIS (Nuovo PSI): Già esponente del Partito Socialista durante la Prima Repubblica e potente Ministro. A livello locale, ha sempre avuto il pallino del comune unico, della squadra di calcio unica, della squadra di basket unica, dello stadio unico. Nessuno è mai riuscito a realizzare questo fantomatico nuovo stadio in Terraferma.


CESARE CAMPA (Forza Italia): Contrario a Mestre e Venezia autonome per ambizione personale. Volendo diventare sindaco di Venezia, più grande è il comune meglio è per lui. Quando si è candidato sindaco per Forza Italia e UDC ha preso un numero di voti inferiore a quello che è solito prendere il suo partito da solo.


ENNIO FORTUNA (Procuratore Generale Corte d'Appello di Venezia): Magistrato. Nel 2003, nonostante fosse ancora in carica, si è schierato apertamente contro Mestre e Venezia comuni autonomi. Appena andato in pensione è stato eletto consigliere comunale come sedicente indipendente nell'UDC, usufruendo così del fatto che il comune unico aumenta l'importo delle indennità dei consiglieri comunali.


RADICALI ITALIANI (sezione di Venezia): Molto attenti alla laicità dello Stato quando le gerarchie ecclesiastiche prendono posizioni a loro sgradite, molto meno quando la loro posizione e quella della Chiesa coincidono. Quando il Patriarca di Venezia ha preso posizione per il No al referendum nel 2003 (vedi sopra), pochi giorni dopo i Radicali sono intervenuti ne "Il Gazzettino", hanno ignorato l'episodio e si sono limitati a schierarsi per il No, senza minimamente biasimare le ingerenze del Patriarca nello Stato laico.


PAOLO SCARONI (allora Presidente di Unindustria): in un discorso in piena campagna referendaria nel 2003 ha preso posizione contro l'autonomia di Mestre e Venezia, anche se la sfacciata propaganda fatta poco aveva a che fare con i temi macro-economici che stava toccando. Forse per gratitudine per la maggioranza politica dell'amministrazione del comune di Venezia, che aveva regalato a Unindustria spazi immobiliari al Vega?


Inoltre tutti quelli che erano favorevoli al Sì e si sono "improvvisamente" convertiti al No dopo aver ricevuto incarichi, appalti o poltrone dal Comune unico.


e poi Massimo Cacciari, Paolo Costa e tutti gli altri politici che hanno fatto del comune unico un cavallo di battaglia a prescindere dai contenuti...


Noi invece sosteniamo...

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