SINISTRA PER IL SÌ
SÌ: MESTRE E VENEZIA DUE COMUNI AUTONOMI
SÌ: MESTRE E VENEZIA DUE COMUNI AUTONOMI
La battaglia per l'autonomia è lunga e difficile. Nel 2003, tanto per fare un esempio, si sono schierati per il NO: partiti che insieme assommano oltre il 92% delle preferenze: Forza Italia, tutti i partiti di centrosinistra, De Michelis e i Radicali; i quotidiani "Il Corriere della Sera - Corriere del Veneto", "La Repubblica", "Il Gazzettino", l'unica televisione locale della provincia, cioè Televenezia, i Sindacati confederati e Unindustria, i Centri Sociali e il Patriarca di Venezia, le aziende municipalizzate, i vertici di quasi tutte le associazioni di categoria (salvo poi spesso essere sconfessati dalla base dei loro iscritti), ...
Persino la, peraltro benemerita, A.N.P.I. (Associazione Nazionale Partigiani Italiani) ha purtroppo una sezione a Venezia e a Mestre che è arrivata a scrivere sui giornali nel 2003 di aver sempre sostenuto il No all'autonomia di Mestre e di Venezia! La realtà è ben diversa: è stato Mussolini, assieme ai potentati economici fascisti, il fautore del comune unico e anzi nel 1945 il C.L.N. (Comitato di liberazione nazionale) antifascista ha ripristinato i comuni divisi anteriori al ventennio fascista!
I NEMICI DELL'AUTONOMIA DI MESTRE:
ANGELO SCOLA (Patriarca di Venezia): lunedì 29 settembre 2003, nel Duomo di Mestre gremito di fedeli per la festa del Santo Patrono di Mestre, san Michele Arcangelo, Monsignor Scola, anziché procedere all'omelia, ha cercato in tutti i modi di influenzare l'uditorio, appena 45 giorni prima del referendum, sostenendo che "Senza Mestre, Venezia non ha futuro" e altre amenità, tra cui la lettura di una lettera del Sindaco di Venezia Paolo Costa in cui quest'ultimo definiva incivili coloro che avevano osato dissentire da lui il giorno precedente. Innumerevoli gli ulteriori interventi, anche successivi, di Scola contro l'autonomia di Mestre e di Venezia. |
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CARLO ALBERTO TESSERIN (Forza Italia): all'epoca del quarto referendum presidente della prima commissione del consiglio regionale del Veneto, ha tenuto la proposta di referendum per l'autonomia di Mestre e di Venezia ferma in Regione per oltre due anni (!!!) con il pretesto di "aspettare che il mio partito prendesse ufficialmente posizione". Quando nel 2004 si è candidato come presidente della Provincia (venendo bocciato dalle urne, nda) si è svelato l'arcano: nonostante nulla richiedesse una tal puntualizzazione in quella sede, il programma di Tesserin esplicitamente affermava la contrarietà al diritto di Mestre e di Venezia di avere ciascuna un proprio comune. |
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CENTRI SOCIALI (gruppi di violenti): "Siamo contro l'autonomia di Mestre e di Venezia, quindi stacchiamo i manifesti del Sì legalmente affissi". Non servono ulteriori commenti sul comportamenti di questi gruppuscoli che vivono da sempre nell'illegalità. Piuttosto si può notare quanto questi sedicenti rivoluzionari si rifugino nel conformismo, nell'ossequio ai politici di turno, nel quieto sfruttamento delle posizioni di rendita appena trovano un'amministrazione comunale che li sostiene, li loda e difende a più riprese, li sostiene anche economicamente e magari spende anche soldi pubblici per acquistargli e bonificargli la sede dall'amianto. A Mestre famosi tra l'altro per aver aggredito e malmenato due esponenti di Rifondazione Comunista, nel 2003.
WALTER VANNI (politico): all'epoca presidente dell'azienda trasporti locali (ACTV), ha utilizzato tutti i mezzi per ostacolare l'autonomia, usando le risorse dell'azienda (pubblica) per sostenere le sue personali idee, come quando ha utilizzato lo spazio istituzionale dell'ACTV nel quotidiano free-press "Leggo". Sosteneva che in caso di autonomia Mestre-Venezia, l'azienda sarebbe entrata in crisi, non ci sarebbero stati soldi per gli aumenti agli autisti e il biglietto sarebbe aumentato di prezzo. L'autonomia non c'è stata e ciò nonostante... i biglietti sono aumentati, gli autisti protestano per il nuovo contratto e l'azienda ha un buco spaventoso nel bilancio (come AMAV e altre aziende municipalizzate)! Quod demonstrandum erat...
GIANNI DE MICHELIS (Nuovo PSI): Già esponente del Partito Socialista durante la Prima Repubblica e potente Ministro. A livello locale, ha sempre avuto il pallino del comune unico, della squadra di calcio unica, della squadra di basket unica, dello stadio unico. Nessuno è mai riuscito a realizzare questo fantomatico nuovo stadio in Terraferma.
CESARE CAMPA (Forza Italia): Contrario a Mestre e Venezia autonome per ambizione personale. Volendo diventare sindaco di Venezia, più grande è il comune meglio è per lui. Quando si è candidato sindaco per Forza Italia e UDC ha preso un numero di voti inferiore a quello che è solito prendere il suo partito da solo.
ENNIO FORTUNA (Procuratore Generale Corte d'Appello di Venezia): Magistrato. Nel 2003, nonostante fosse ancora in carica, si è schierato apertamente contro Mestre e Venezia comuni autonomi. Appena andato in pensione è stato eletto consigliere comunale come sedicente indipendente nell'UDC, usufruendo così del fatto che il comune unico aumenta l'importo delle indennità dei consiglieri comunali.
RADICALI ITALIANI (sezione di Venezia): Molto attenti alla laicità dello Stato quando le gerarchie ecclesiastiche prendono posizioni a loro sgradite, molto meno quando la loro posizione e quella della Chiesa coincidono. Quando il Patriarca di Venezia ha preso posizione per il No al referendum nel 2003 (vedi sopra), pochi giorni dopo i Radicali sono intervenuti ne "Il Gazzettino", hanno ignorato l'episodio e si sono limitati a schierarsi per il No, senza minimamente biasimare le ingerenze del Patriarca nello Stato laico.
PAOLO SCARONI (allora Presidente di Unindustria): in un discorso in piena campagna referendaria nel 2003 ha preso posizione contro l'autonomia di Mestre e Venezia, anche se la sfacciata propaganda fatta poco aveva a che fare con i temi macro-economici che stava toccando. Forse per gratitudine per la maggioranza politica dell'amministrazione del comune di Venezia, che aveva regalato a Unindustria spazi immobiliari al Vega?
Inoltre tutti quelli che erano favorevoli al Sì e si sono "improvvisamente" convertiti al No dopo aver ricevuto incarichi, appalti o poltrone dal Comune unico.
e poi Massimo Cacciari, Paolo Costa e tutti gli altri politici che hanno fatto del comune unico un cavallo di battaglia a prescindere dai contenuti...
Noi invece sosteniamo...
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